“La scoperta del possibile” – i nostri giovani sulla via di Francesco

Pubblicato giorno 24 febbraio 2020 - Ragazzi

“La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte.Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite.”

Quante volte abbiamo letto questo passo del profeta Ezechiele, sentito bellissime catechesi, toccanti testimonianze e magistrali esegesi sulle ossa inaridite che rivivono grazie ad una Parola. La Parola che tocca, assembla, copre e ridona la vita nel nome di una Bontà che difficilmente siamo in grado di comprendere.

Di solito ci sentiamo ossa inaridite anche noi, camminiamo nel nostro tempo senza mai attraversalo veramente. Viviamo un po’ da morti, possiamo confidarcelo, tanto vale per tutti. Ai giovani poi viene rinfacciato spesso di essere portatori di noia cosmica e custodi di una vitalità posta sotto chiave e mai resa al mondo come dovrebbe.
Un po’ è vero. Assuefatti da mi piace, stories e cuoricini, incalzati da social sempre nuovi che richiedono il minimo sforzo fisico (quello di un pollice) e illudono su ideali di perfezione inesistenti, rischiamo di perderci la vita quella vera e quella oltre.
Perché c’è una vita vera e una vita oltre. È quella che ti  porta nella valle, ti apre gli occhi e ti mostra la distesa di ossa inaridite, quella che di notte ti fa fare un sogno e ti chiede “Chi vuoi servire il servo o il padrone?”

Con i nostri giovani del dopocresima (14-17 anni per intenderci) siamo andati a Santa Maria degli Angeli e ad Assisi e ci siamo recati da chi ha posto questa domanda al centro della sua vita: Francesco, il santo vicino casa.

La scoperta che abbiamo fatto e che si fa ogni volta che ci si avvicina a lui è la scoperta del possibile.
È possibile vivere diversamente, è possibile guardare il mondo con gli occhi pieni di stupore, è possibile (e normalissimo) avere paura, ed è pure sano! Perché è il timore davanti alle cose che non controlliamo che ci ricorda il nostro essere creature, aprendoci così alla grandiosa occasione di buttarci tra le braccia  di Dio.
La paura è pericolosa se blocca, ma se tu sei nelle mani di Uno che ti ama tanto da morire per te, che hai da perdere? I santi sono persone che si sono sbloccate, come quando nei videogiochi affronti il nemico e sblocchi il livello successivo, aumenti le vite e progredisci.
Quando  Francesco concretamente bacia il lebbroso, l’amara paura della morte travestita dallo schifo (perché era proprio schifo) per i lebbrosi, gli si tramuta in dolcezza di anima e di corpo. Che bello! Non il lebbroso, ma che la cosa che ci spaventa più al mondo, con Dio, può trasformarsi in qualcosa di dolce,piacevole, e non nelle altezze spirituali di un pericoloso misticismo ma nella concreta realtà del corpo.

Quella mia imperfezione da celare a tutti i costi può essere il punto di partenza per rincorrere seriamente ciò che desidero. Dio ci tiene a portarmi fuori da me, a guardare dall’alto quella distesa di cose morte che mi porto nel cuore. Quelle cose che penso di volere perché le vogliono tutti o, peggio ancora, quei desideri bellissimi sotterrati dalle delusioni e dal giudizio degli altri.

Ovviamente non siamo cambiati in un giorno e il cammino è impervio, lungo, pieno di imprevisti e di scelte da fare. Ma è stato bello sentirsi non giudicati ma provocati, non additati ma chiamati a profetizzare sui nostri sogni, sula nostra realtà e anche su una Chiesa che va amata e rinnovata sempre.
Francesco, e i santi in generale, ci interpellano senza rinfacciarci nulla e ci dicono “l’ho fatto io perché non puoi farlo tu?” E se il dubbio abiterà i nostri pensieri basterà guardare ad una discendenza che da 800 anni porta frutto.

Giulia

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