E se fossi stato io?

Pubblicato giorno 23 aprile 2020 - La vita in Parrocchia

In questo tempo di lockdown nella nostra comunità di Marsciano abbiamo assistito a due episodi che hanno avuto un risalto mediatico importante: la messa celebrata nella Chiesa di Ammeto e la festa nel condominio.

Due episodi che chiaramente sono stati puniti secondo le disposizioni vigenti dagli organi preposti. Questo mi sembra un dato acquisito che non rappresenta più motivo di dibattito.
Quello che invece mi suscita qualche riflessione è il modo con cui si è parlato di questi episodi. Perché sebbene siano molto diversi, come sono molto diverse le motivazioni di chi li ha posti in essere, sono stati trattati dai social allo stesso modo.

Mi spiego. Non so chi era presente né in Chiesa né alla festa del condominio, so solo che sono miei concittadini, forse vicini di casa, magari conoscenti.
Ora la mia domanda è: se anche avessero sbagliato, meritavano un linciaggio mediatico come quello subito? Parole di condanna, maledizioni, insulti.

Forse dovremmo chiederci: e se avessi sbagliato io? Non avrei forse gradito che qualcuno, senza insulti, mi avesse fatto presente il mio sbaglio, magari invitandomi ad essere più prudente e attento?

Cristianamente si chiama correzione fraterna, civilmente si chiama educazione, umanamente si chiama carità.

Diceva San Giovanni XXIII, ricordando l’insegnamento degli antichi padri della Chiesa, che bisogna odiare il peccato e amare i peccatori! Se questi nostri fratelli, o se qualcuno preferisce semplicemente concittadini, hanno sbagliato, non valgono più del loro sbaglio?

Non vorrei che questo tempo e questa pandemia invece di spingerci a crescere in umanità ci avessero piuttosto rinchiuso nell’individualismo, nella paura dell’altro, nel giudizio o nella condanna. Cerchiamo insieme di costruire una comunità di fratelli che si rispettano, che si accolgono e che, come le prime comunità cristiane, gareggiano nello stimarsi a vicenda.

Don Marco

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