I riti conclusivi della Messa: dalla celebrazione alla vita

Pubblicato giorno 11 marzo 2020 - Approfondimenti

A partire dal Concilio Vaticano II,  i riti conclusivi della Messa prevedono brevi avvisi che riguardano la vita della comunità, seguiti dalla benedizione del celebrante sul popolo, benedizione che può essere semplice o in forma solenne, secondo le circostanze; quindi l’assemblea liturgicai viene congedata con un saluto che invita i fedeli a portare a tutti la pace e la gioia di Cristo.  Anche se nell’Ordinamento Generale del Messale Romano  non figura un canto finale,  può essere opportuno accompagnare con un canto l’assemblea che si scioglie.

Celebrare l’Eucarestia per testimoniare con la nostra vita
Papa Francesco ha più volte sottolineato che partecipare alla celebrazione eucaristica non significa  “fare un compito settimanale “ e poi dimenticarsi di tutto, perché il congedo del celebrante implica per noi cristiani  l’impegno a testimoniare la gioia del Risorto in tutti gli ambiti della nostra vita. L’invito costante del Pontefice ad “uscire” dai limiti delle nostre abitudini  deve dare un senso nuovo alle nostre giornate, se vogliamo davvero glorificare il Signore che nell’Eucarestia  « entra in noi, nel nostro cuore e nella nostra carne » , proprio per aiutarci a vivere quotidianamente il sacramento ricevuto nella fede.

Il fine della Messa  è innestare in noi il desiderio ardente di diventare uomini e donne eucaristici,  consegnando a Gesù le nostre scelte fondamentali, sull’esempio di San Paolo : «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20).
Dio ci chiama alla santità, cioè a  vivere concretamente da figli prediletti e salvati dall’azione vivificante della Grazia che lo Spirito Santo riversa in noi, se con il Suo aiuto impariamo a far tacere il nostro egoismo.
Si tratta a questo punto di fare discernimento,  per comprendere quanti e quali passi riusciamo a fare  in compagnia di Gesù che ha voluto rimanere per sempre con noi, come presenza reale nel pane consacrato nella Messa e poi custodito nel tabernacolo per essere adorato.

Secondo papa Francesco la celebrazione eucaristica è simile ad un chicco di grano che cresce e matura, producendo  il frutto delle opere buone: esse ci uniscono ogni giorno di più a Dio e ci permettono di spargere intorno a noi la consolazione e “il buon profumo “ di Cristo.
Con il suo linguaggio incisivo il Santo Padre parla a noi, cristiani di oggi, presentando la Messa come un programma  di continuo “aggiornamento” del dono di Grazia, ricevuto nel Battesimo e nella Confermazione:  preoccupati come siamo dell’ inarrestabile aggiornamento dei moderni strumenti tecnologici, dovremmo ogni tanto fermarci  e  ascoltare il divino Maestro, per aprire la nostra anima agli orizzonti dello Spirito.

Vivere la Messa significa sentire intensamente il legame con la propria Comunità che è “famiglia di Dio”, dedicando particolare attenzione alle persone più fragili, in cui si incarna Cristo ricevuto nell’Eucarestia, « educandoci a passare dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli, in cui egli attende di essere da noi riconosciuto, servito, onorato, amato» (Catechismo della Chiesa Cattolica 1397).
Questo è il percorso da seguire per attualizzare la celebrazione eucaristica nella nostra vita, offrendo ad ogni persona il dono della vera pace, quella che Gesù è venuto a portare nel mondo e che nessuno può toglierci.

Secondo papa Francesco verificare quanta  strada abbiamo già fatto è abbastanza semplice: basta vedere se noi, vasi di creta che custodiamo il tesoro ineffabile di   Dio venuto ad abitare fra gli uomini,  usciamo dalla Messa migliori di come siamo entrati in chiesa, «con più vita, con più forza, con più voglia di dare testimonianza cristiana».

Elisabetta Canoro

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