La Liturgia Eucaristica: la comunione con Cristo e tra noi

Pubblicato giorno 1 febbraio 2020 - Approfondimenti

Dopo esserci nutriti alla mensa della Parola, siamo chiamati dal Signore a partecipare al banchetto eucaristico che inizia con i riti di offertorio, culmina nella preghiera eucaristica e si conclude con i riti di comunione.

Nell’Ordinamento Generale del Messale Romano ( OG MR n.72 ) si legge che Cristo nell’ultima Cena istituì “il convito pasquale” per rendere continuamente presente nella Chiesa il sacrificio della Croce nel momento in cui il sacerdote “compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli, perché lo facessero in memoria di Lui”; perciò tutti i momenti della Liturgia eucaristica corrispondono alle parole e ai gesti di Gesù, in quella indimenticabile sera di 2000 anni fa. Gesù allora diede alla cena pasquale ebraica un più profondo significato
e consacrò il pane azzimo e il vino, facendoli diventare veramente il suo corpo ed il suo sangue; così la cena della Pasqua divenne il ricordo della liberazione dalla schiavitù del peccato. La Messa è il memoriale della Pasqua di Gesù che ci ha condotto”nella terra promessa della vita eterna” : “memoriale” non significa il ricordo di un evento passato, ma il “fare presente” nel nostro oggi la morte di Cristo che ci “trascina sul Calvario”, come afferma papa Francesco. Nell’Eucaristia Gesù, facendosi pane spezzato per noi, rinnova il nostro cuore insegnandoci ad amare intensamente Lui e i nostri fratelli : “Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione» (Costituzione dogmatica Lumen gentium, 3).

La preparazione dei doni: Gesù prese il pane e il calice del vino …
È la prima parte della Liturgia eucaristica, in cui si offrono e si depongono sull’altare i doni del pane e del vino, come segni dell’offerta della nostra vita a Cristo, che li unisce al Suo sacrificio: “i frutti della terra e del lavoro dell’uomo”, posti dal sacerdote sulla mensa del Signore, esprimono l’impegno dei fedeli ad obbedire alla Parola del Salvatore, facendo di se stessi “ un sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente, per il bene di tutta la sua santa Chiesa”. Papa Francesco sottolinea che la nostra offerta è davvero “poca cosa,” ma Cristo ci ama nei nostri limiti e accetta queste offerte simboliche che saranno trasformate dallo Spirito Santo nel Suo corpo e nel Suo sangue. Il senso di questo momento è anche rappresentato dall’incenso che si consuma diffondendo il suo profumo, come sottolinea la preghiera sulle offerte con cui il sacerdote “chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la Sua ricchezza”.

La preghiera eucaristica: “ Questo è il mio Corpo … questo è il mio Sangue“
È “il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione” (OGMR,n.78), durante il quale il sacerdote, pregando a voce alta a nome di tutta la comunità, invita i fedeli a fare comunione con Cristo e li associa in questa preghiera solenne “di azione di grazie e di santificazione”, rivolta al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, allo scopo di “magnificare le grandi opere di Dio e offrire il sacrificio”. Tutti sono tenuti ad ascoltare “con riverenza e silenzio”. La preghiera eucaristica inizia con il Prefazio, un’azione di ringraziamento a Dio per i Suoi doni, in particolare per il Suo progetto di salvezza realizzatosi nel Figlio; segue l’acclamazione del “Sanctus”, in genere cantato dal celebrante e dai fedeli, che si uniscono agli Angeli e ai Santi fra i quali ci sono i nostri cari defunti, per lodare Dio, e così si sperimenta in pienezza la realtà della Comunione dei Santi. In seguito c’è l’invocazione del sacerdote allo Spirito Santo, detta con un termine greco “epiclesi”, perché per la Sua potenza pane e vino diventino corpo e sangue di Gesù; quindi c’ è il racconto dell’istituzione dell’eucarestia e della consacrazione : in questo momento l’azione dello Spirito Santo e l’efficacia delle parole di Cristo, pronunciate dal celebrante, “rendono realmente presente, sotto le specie del pane e del vino, il Corpo e il Sangue di Cristo, il Suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte” (Catechismo della Chiesa Cattolica 1375). Il sacerdote invita a meditare sul “mistero della fede” in cui contempliamo l’amore infinito di Dio che arriva a farsi cibo per l’uomo, nascondendosi in un pezzetto di pane e in un sorso di vino, per rimanere sempre con noi e dare senso alla nostra vita; i fedeli rispondono con un’acclamazione che celebra il memoriale della morte e della resurrezione del Signore, proiettandoli nell’attesa del Suo ritorno glorioso. Dopo l’acclamazione dell’assemblea, c’è il culmine dell’azione sacerdotale con l’offerta al Padre della vittima immacolata nello Spirito Santo, preghiera a cui la Chiesa, impegnata a pregare per tutto il mondo, invita tutti ad associarsi, vivendo ogni giorno sempre più in “unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti “ (OGMR, n.79). Con un’espressione particolarmente efficace, padre Vittorio Viola osserva che lo Spirito Santo “impasta” la nostra offerta con quella di Cristo e la presenta al Padre che, quindi, vedendo in noi il volto del Figlio, ci accoglie come un’offerta gradita. Con le intercessioni, “ come Cristo ha steso le braccia sulla croce, così per mezzo di Lui, con Lui e in Lui, la Chiesa terrena, insieme alle anime del Purgatorio, a Maria e ai beati del Paradiso, si offre e intercede per tutti gli uomini» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1368), chiedendo a Dio di raccogliere tutti i suoi figli nella perfezione dell’amore, in unione con il Papa e il Vescovo, di cui si dice il nome , come segno della comunione con la Chiesa universale e con la Chiesa particolare. Nessuno è dimenticato: si prega per tutti i membri della Chiesa, vivi e defunti, in attesa della gioia senza fine che Gesù ha promesso a quanti “rinascono dall’alto” con il Battesimo e vivono da figli di Dio. Questa preghiera di offerta e di intercessione, come dice papa Francesco, ci insegna a ad assumere tre atteggiamenti indispensabili per una vita cristiana: prima di tutto ci insegna a ”rendere grazie, sempre e in ogni luogo”, anche nei momenti difficili; poi ci aiuta a “fare della nostra vita un dono d’amore, libero e gratuito”; infine ci educa a “ costruire la concreta comunione, nella Chiesa e con tutti …per fare di tutta la nostra vita un‘eucaristia, cioè un’azione di grazie”. Nell’eucarestia lo Spirito opera modellandoci continuamente per portarci a conformarci a Cristo secondo la volontà del Padre che ci dà la grazia di celebrare la Messa perché la nostra vita cambi: siamo più duri del ferro, dice don Luca Bartoccini, e ci vuole il fuoco dello Spirito per plasmarci e farci diventare “corpo di Cristo” . La preghiera eucaristica si conclude con una dossologia (cfr. greco doxa =gloria ), cioè una formula liturgica adoperata per lodare e glorificare Dio uno e trino, a cui i fedeli rispondono con l’acclamazione “Amen”. Con la dossologia si afferma che noi diamo il massimo onore alla Trinità con il sacrificio di Cristo, degno del Padre perché è un’azione divina compiuta attraverso la natura umana del Figlio. Questo ci dona la grazia di una vita vissuta “con Cristo, per Cristo , in Cristo”, ricordandoci che Cristo abita nella nostra anima in grazia, continua ad evangelizzare attraverso noi e ci chiede di “rimanere” in Lui, come tralci attaccati saldamente alla vite, per portare frutti abbondanti. L’espressione “in Cristo” secondo l’evangelista Giovanni indica la reciproca inabitazione di Dio Amore nell’uomo, e dell’uomo in Dio ( I lettera di Giovanni 4,16), unione profonda che dà valore alle nostre opere quotidiane, anche se apparentemente modeste, perché il nostro “poco” è trasfigurato dalla Sua Grazia, se riconosciamo che tutto ci viene attraverso Cristo, e noi dobbiamo vedere in Lui il fine della nostra vita.

I riti di Comunione: nutrirsi dell’unico Pane per vivere da fratelli
Nell’Ultima Cena Gesù, dopo aver preso il pane e il calice del vino, rese grazie al Padre e spezzò il pane: a queste azioni corrispondono la recita del Padre Nostro e la frazione del Pane consacrato. I riti di Comunione iniziano con l’invito del sacerdote a recitare insieme a lui “la preghiera del Signore” con cui chiediamo “il pane quotidiano”dell’Eucarestia, invochiamo il perdono dei nostri peccati, impegnandoci a perdonare, e imploriamo la liberazione dal male, “affinché i santi doni siano dati ai santi”. In seguito il celebrante aggiunge un’antica preghiera con cui ancora una volta prega Dio di liberarci da ogni male, chiede il dono della pace e schiude l’orizzonte del ritorno di Cristo; ad essa i fedeli rispondono con una dossologia. A questo punto si prega per la pace fra tutti gli uomini, invocandone il dono dal Figlio, e i fedeli, prima di accostarsi al sacro banchetto, si scambiano un gesto di pace, espressione di reciproco perdono. Nella liturgia eucaristica è importante la “frazione del Pane”, che dal tempo degli Apostoli ha dato il nome a tutta la celebrazione eucaristica; questo gesto esprime l’unità di tutti i fedeli in un unico corpo ( I Lettera ai Corinzi 10, 17 ), dal momento che essi si nutrono con “l’unico pane di vita”. La frazione del pane, fatta dal celebrante, è un gesto molto significativo, perché ha permesso agli Apostoli di riconoscere il Risorto, come dimostra l’esperienza dei due discepoli di Emmaus ( Vangelo secondo Luca 24,30-31.35 ); perciò l’assemblea riconosce nel Pane spezzato l’Agnello immolato per la salvezza del mondo e invoca da Lui perdono e pace. Nel rito della frazione del pane è compresa la cosiddetta “immixtio” (parola latina che significa”mescolanza”), azione con cui il sacerdote fa cadere nel calice del vino un frammento di ostia consacrata: questo gesto fa comprendere che Corpo e del Sangue di Cristo restano uniti sia nelle specie del vino che in quelle del pane, quindi noi riceviamo un corpo vivo con carne e sangue insieme, cioè il Corpo risorto di Gesù! Dopo la comunione del celebrante, ricevono l’eucarestia i fedeli rispondendo Amen al sacerdote che presenta loro l’ostia consacrata, per affermare la propria fede in Gesù presente nelle specie eucaristiche. A differenza di ciò che avviene quando mangiamo e siamo noi ad assimilare i cibi, Gesù assimila noi, cioè ci “rende simili a Lui e trasforma “ – come ci ha detto don Luca Bartoccini – “la nostra piccola vita nella realtà ricca della Sua vita”, se ognuno di noi ha vissuto la celebrazione eucaristica e ne ha percorso con il cuore i vari momenti, unendo il suo sacrificio a quello di Gesù e partecipando alla Sua morte e alla Sua Resurrezione.

Elisabetta Canoro

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